Una notte di ordinaria follia

E’ una serata normale nel quartiere diplomatico di Dhaka, Gulshan. E’ venerdi’ sera, l’ultimo venerdi’ di Ramadan.

Sulla riva del Lago di Baridhara, fra Gulshan-2 e Gulshan-1, c’e’ il rinomato caffetteria-pasticceria “Holey Artisan Bakery” con l’adiacente tavola calda “O’ Kitchen”. Numerosi clienti, sopratutto stranieri, sono a cena in uno dei luoghi preferiti dalla comunita’ “expat” del Bangladesh. Il proprietario stesso della caffetteria e’ cittadino spagnolo.

8.45 Pm. Scatta l’attentato. Un gruppo di 8-10 islamisti armati fa irruzione nel locale. Alcuni sparano con pistole di piccolo calibro, altri lanciano granate, altri hanno in mano lunghe lame affilate. Assordanti gli urli “Allahu Akbar! Allahu Akbar!”

Prendono in ostaggio le 40 persone presenti complessivamente e si trincerano nel locale. Per via delle Ambasciate adiacenti, la zona e’ sempre pesantemente presidiata da polizia, militari e teste di cuoio (RAB), che non tardano ad accorrere.

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I primissimi rapporti non sono incoraggianti: 2 morti e 25 feriti fra le forze dell’ordine. La polizia non riesce a fare fuoco con efficacia per via degli ostaggi stranieri usati da scudi umani.

Una notte di fuoco prosegue, con scambi di colpi di pistola e lanci sporadici di granate. Viene creato un cordone di sicurezza di 3 chilometri dal punto dell’attentato. Nessuno entra, nessuno esce. Alla fine di tutta la vicenda si saranno sparate circa 1000 munizioni e esplose 100 granate.

Il titolare del locale e un dipendente erano nel terrazzo superiore e riescono a fuggire saltanto i due piani e correndo nel cortile. Depongono la prima testimonianza che parla di circa 20 ostaggi stranieri, fra cui 7 italiani confermati. Presenti anche bambini.

Nel frattempo i negoziatori non trovano alcun riscontro da parte degli islamisti, che paiono non avere richieste. Si inziano a richiamare autoblindo, RAB, forze d’assalto armate, veicoli corazzati, per un’eventuale azione estrema.

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L’Ambasciata italiana apre di notte in stato di allerta (per via dei 7 italiani sequestrati) e l’ambasciatore Mario Palma rilascia le prime dichiarazioni: “Da parte degli assalitori non c’è alcuna volontà di negoziare alcunchè, perché chiaramente si tratta di una missione suicida e i suddetti vogliono attuare un’azione molto forte e cruenta in cui non c’è spazio per il negoziato. Gli ostaggi italiani sono tutti imprenditori e commercianti del settore dell’abbigliamento. Ad allertare la sede diplomatica è stato un connazionale che era nel gruppo di italiani e che al momento dell’assalto era uscito nel giardino del locale per fare delle telefonate. Ora almeno lui e’ stato messo al sicuro.”

Il presidente del Giappone Ebe offre il suo supporto antiterroristico al Bangladesh. 906 giapponesi risiedono nel paese in questo momento.

Il Dipartimento di Stato USA afferma prontamente che non si possano confermare connessioni fra i terroristi e l’ISIS, e che comunque la religione potrebbe non c’entrare. In una dichiarazione congiunta si informa che nessun cittadino americano, inglese e australiano e’ rimasto coinvolto nell’attacco.

Alle 2.30 am l’agenzia ufficiale dello Stato Islamico reclama la responsabilita’ dell’attentato.

Alle ore 6 del mattino le forze dell’ordine sono pronte per il blitz finale, ormai inevitabile, che scatta alle 7.30 AM. In una situazione di stallo totale e con terroristi non interessati a negoziazioni, non sara’ un’operazione facile.

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Gia’ nei primi minuti del raid si testimonia la liberazione di 5 ostaggi. Per le ore 8.30 l’operazione giunge a un punto di vantaggio, anche se si parla di 18 ostaggi liberati e 5 morti, di cui 2 italiani confermati. Morti anche 7 dei terroristi. Tra gli ostaggi bengalesi erano presenti membri di famiglie altolocate locali, fra cui le famiglie patron di “Elegant Group”, “Transcom Group” e “Aftab Group” (colossi commerciali del Bangladesh).

La polizia non rilascia troppi dettagli sulla situazione degli islamisti, se sono stati tutti arrestati o uccisi, e sul reale stato attuale della zona assediata. Nessun dettaglio verificabile su morti e feriti. Dettagli altamente discordanti reperibili sulla stampa nazionale e estera, anche se si parla di complessivamente 24 morti e 40 feriti nell’intera operazione. L’assedio e’ durato 12 lunghe, interminabili ore.

 

 

Aggiornamento ufficiale del pomeriggio:

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Parla  alla stampa il Brigadiere Generale Nayeem Ashfaq Chowdhury:

“Alla fine delle operazioni l’intero locale e’ stato rastrellato e sono stati trovati 20 cadaveri in totale, tutti sgozzati a colpi di arma da taglio durante le ore dell’assedio. Tutti e 20 erano ‘occidentali’.

Sono pero’ stati salvati 13 ostaggi, di cui 1 giapponese e 2 singalesi, oltre ai bengalesi, dopo l’assalto del commando.

Dei 7 islamisti, 6 sono stati uccisi del blitz e uno e’ stato preso vivo. Sara’ interrogato”.

Tutti i corpi sono stati portati al vicino ospedale militare per le autopsie, i sopravvissuti sono invece stati condotti a diversi ospedali della citta’ per le dovute cure.

 

Fonti: BD News24

The Daily Star

Prothom-Alo